mercoledì 28 settembre 2011

Orecchiette con finocchietto selvatico e patate...una ricetta, una lacrima, un ricordo


Oggi ho avuto una giornata del piffero! Ci sono quelle giornate in cui sin dal mattino vorresti dire: "Stop!!! Io scendo qui! Oggi sciopero!". Consegna di un lavoro urgente con intralci burocratici e il cliente che non mi ha avvertita in tempo, mia figlia a casa con la febbre, situazione di emergenza nella sua scuola e conseguente assunzione del ruolo di paladini della giustizia da parte di noi genitori con relativa sonora arrabbiatura ....morale della favola ho appena finito di scrivere un esposto insieme alla rappresentante di classe. Finirà questa giornata? Domenica inoltre si festeggiano 4 compleanni di amici...reduce dal corso con Toni Brancatisano ho appena ventilato la remota possibilità di preparare la torta....era solo un'ipotesi, ma il mio compagno è partito in tromba e ora tutti si aspettano la torta da me. Mi sono leggermente indispettita! Ho chiamato Toni in preda al panico!!! E lei è stata fantastica! Chi mi conosce sa che le sfide mi terrorizzano e mi intrigano al tempo stesso...quindi....farò una figuraccia ma la torta domenica sarà lì, brutta o bella che sia, fatta con le mie manine sante.
E poi la giornata è cominciata con un gran pianto. Era da tempo che i miei dovevano dirmi una cosa e io subodorando la situazione svicolavo. Non ho più voglia di soffrire, rifuggo dal dolore come si fugge dalla peste. Ormai quasi tutti avrete capito che poco meno di un anno fa ci ha colpito un grave lutto. La ricorrenza si sta avvicinando e i miei hanno voluto fare un gesto simbolico in favore di mia figlia...un gesto bellissimo che inevitabilmente ha risvegliato tutto il dolore che è in me. Ma piangere fa bene e quindi dovrei sentirmi benissimo ora!!!! Insomma....

martedì 27 settembre 2011

Frittata con caciocavallo, patate, pomodori secchi e pinoli tostati...cosa c'è in frigo oggi?


Non sono mai riuscita a cucinare con quello che c'è, o perlomeno non ci sono mai riuscita fino a poco tempo fa. Seguivo le ricette con estrema meticolosità mettendo al bando anche la più timida istanza creativa. Mi ritenevo un'ottima esecutrice di ricette e in fondo era quello che il direttore della scuola dove ho iniziato la mia formazione 20 anni fa auspicava per ognuno di noi. Poi tutto è cambiato. Ho frequentato il corso Davvero Cuochi e in una delle ultime lezioni lo Chef Davide Mazza ci ha tirato uno scherzetto. Eravamo pronti a seguire una lezione ortodossa quando notiamo che la dispensa che solitamente ci veniva consegnata all'inizio era scarna di contenuti...una sfoglietta!!! Va bene che si trattava di una lezione sulla decorazione del piatto ma qualcosa ci ha messo in allarme sin dall'inizio....e infatti c'era la magagna. Ora dovrei spiegarvi come è fatto lo Chef. Un giorno, se si decide ad inviarmi una foto, scriverò un post su di lui. Insomma, per farla breve, ci guarda con quel suo sorriso sornione e malandrino, indica le verdure che erano in bella mostra sul piano centrale, apre i frigoriferi e dice: "Avete a disposizione due ore, dovete preparare un primo e un secondo, o un primo e un antipasto, o un secondo e un antipasto a vostra scelta. Questi sono gli ingredienti. Considerate che dovete anche predisporre un assaggio per me. Al vincitore darò un coltello della mia collezione. Prima però voglio parlarvi della pasta frolla che faceva mio padre...". Secondo voi come abbiamo passato la prima ora di lezione mentre lo Chef era intento a  spiegarci biscotti e lingue di gatto??? Era sì una lezione sull'impiatto, ma sull'impiatto di nostre creazioni!!!

domenica 25 settembre 2011

Crostata di ricotta, cannella, pinoli tostati e marmellata d'arancia...una ricetta, una storia!


Più lavoro a questo blog e più mi convinco che il suo sottotitolo sarebbe dovuto essere "una ricetta, una storia", più che "ricette, ricordi, riflessioni". Ma visto che non sempre avrò tempo di raccontare e magari posterò qualche ricetta 'silenziosa', lascerò il sottotitolo originario.
Un mio collega perito del Tribunale, che ringrazio in modo particolare perché è a dieta, con tutta la buona volontà del caso mi ha scritto una lunghissima e-mail donandomi un menu completo nella più rigorosa tradizione lucana. Non è facile parlare di cibo quando si è a dieta, quindi ... grazie Luigi! Con lui ci siamo conosciuti ad un'udienza di un maxi processo per cui abbiamo lavorato come trascrittore lui e traduttrice io. Siete mai stati ad un'udienza per un maxi processo??? In uno dei prossimi post ve ne parlerò.
Non era la mia prima volta a Piazzale Clodio. Ricordo che tanti, ma tanti anni fa ho prestato testimonianza a favore di una signora che era stata investita in centro. La persona che l'aveva investiva era un signore di una certa età che l'aveva urtata in una viuzza affollata facendola cadere mentre lei era intenta a guardare una vetrina proprio accanto a me. Non si era accorto di nulla e quando me lo sono ritrovato davanti al processo e il presidente mi ha chiesto: "E' lui? Lo riconosce?", confesso che mi ha fatto una gran pena. Quel giorno poi ero febbricitante, in Tribunale sentivo un freddo pazzesco, l'udienza è slittata di ore e nel pomeriggio avevo un treno per Milano dove dovevo aggiungere il mio boyfriend di allora, un ragazzo di Somma Lombardo che studiava alla Cattolica di Milano e che era....sostenitore della neonata Lega Nord. E qui devo trattenermi dall'esprimere qualsiasi commento...comunque con questo tipo non è durata tanto e le premesse per cui finisse c'erano tutte....capite a me!!! Ricordo che sulla prima pagina dei suoi libri di diritto campeggiavano adesivi di Alberto da Giussano. La sera sono arrivata alla stazione di Milano incimurrita, pallida e arrancante. E dall'espressione del suo viso sono certa che si sarà chiesto: "Ma dov'è la bella ragazza abbronzata e smagliante che ho conosciuto quest'estate in Sardegna???". Beh comunque anch'io mi sono chiesta dove erano finiti i suoi bei riccioli biondi che teneva spesso legati con un cerchietto. E quanto a pallore pure lui non scherzava!!! Per una settimana ho arrancato dietro ai suoi ritmi assurdi e poco attenti alla mia salute e il romanticismo se n'è andato a quel paese... Tanti anni dopo sono andata a Piacenza per fare un corso di Trados, un software per traduttori. E chi mi sono ritrovata davanti sul corso???
Ma quella non è stata l'unica sorpresa che mi ha colta a Piacenza in quel week-end di formazione...

giovedì 22 settembre 2011

Polpettine con olive taggiasche, caciocavallo e scorza di limone su salsa di pomodoro fresco...finger food-tapa, olé!


Sono una che adora inforchettare, lo ammetto! Non ho nulla contro i finger food, anzi, ma devo confessare che amo soprattutto quelli sostanziosi che richiamano in qualche modo la tradizione...come dire, piccoli arancini, cartoccini di fritti misti, bicchierini di cous cous o riso, piccoli bignè o cannoli siciliani salati. Non mi piacciono i finger food troppo all'avanguardia, non li capisco, confesso la mia ignoranza. Non mi danno soddisfazione. Ecco, direi che la tapa spagnola fa più al caso mio. Adoro mangiare 'a tapas' e ricordo di aver preso delle discrete 'bastonate' in Spagna. Ormai mi conoscete, amo collegare una ricetta ad un racconto. Anni fa...e mi rendo conto che sempre più spesso utilizzo l'espressione 'anni fa' e che la maggior parte delle persone che incontro sono più giovani di me...va beh, non divaghiamo, anni fa ho pensato di fare una vacanza in Catalogna insieme al mio compagno. Eravamo stanchissimi e non avevamo voglia di organizzare una vacanza, cosa che fra l'altro è sempre toccata a me! Abbiamo preso la macchina, una Punto che si fermava ad ogni piè sospinto, e siamo partiti alla volta della Catalogna....non soltanto di Barcellona, ma dell'intera Catalogna. Non so cosa ci abbia detto la testa. Vi dico solo che abbiamo trascorso due giorni a Vic non si sa bene a fare cosa. Ma voi avete mai sentito parlare di Vic??? Fra l'altro in quei giorni a Vic concimavano e vi lascio immaginare quale olezzo di viola entrasse nella nostra stanza d'albergo ogni volta che aprivamo la finestra. E poi siamo stati sui Pirenei spagnoli in posti assurdi. A Siete Casas ad esempio, antro sperduto dove ci siamo ritrovati a passare la notte in una pensioncina di montagna squalliduccia con menu a prezzo fisso che la sera del nostro arrivo prevedeva un brodino asfittico con pasta scotta e relativo risucchio da parte della clientela fissa, perlopiù ultra ottuagenaria (con tutto il rispetto per gli ultra ottuagenari). Tutto compreso nel prezzo. E mentre, fra un risucchio e l'altro, ci guardavamo sconcertati chiedendoci cosa diavolo ci facessimo lì è arrivato il secondo...un polletto arrosto con patate cotte nello strutto. La mattina dopo il menu prevedeva colazione a base di pane, pomodoro e formaggio, tipica tapa catalana. La qual cosa ha reso felicissima me, perché sono cresciuta a pane e pomodoro e a casa mia facevamo anzi, mia madre fa tuttora, questo tipo di colazione, ma ha inorridito il mio compagno. Siamo scappati dopo colazione. Scappati per raggiungere un altro posto allucinante. Siamo saliti con una sorta di cremagliera in alta montagna per raggiungere un villaggio costruito ad hoc dove c'erano un lago artificiale ed un albergo enorme che sembrava uno di quei vecchi complessi termali che adoro ma che in quel contesto aveva un non so che di lugubre. E poi era nuovissimo, non si respirava aria di vecchio impero. Come si fa a sventrare una montagna per costruire un villaggio finto? Scappati anche da lì.
Adoro la Spagna, conoscete ormai il mio amore per il flamenco, per la cucina spagnola, per la gente, ma ci sono cose che ad alcuni spagnoli non perdono. Il maltrattamento degli animali di cui la corrida rappresenta soltanto l'acme. In Spagna ci sono decine e decine di feste che prevedono il sacrificio cruento di animali, la loro sofferenza gratuita e questo non posso tollerarlo. E poi la cementificazione selvaggia. Certo, noi non siamo da meno, ma in questo settore loro forse sono un'anticchia avanti a noi. Quello che ho visto in Catalogna, sulle coste spagnole, in certe città della Spagna, grida vendetta. Una delle città più brutte in cui sia mai stata in vita mia è Lerida. Un incubo. Credetemi se vi dico che a volte sogno scenari che la richiamano. E poi c'è la Spagna che amo. Il calore della gente, l'atmosfera che si respira (anche se le cose stanno cambiando anche lì, ahimé), il fermento. Così anche in Catalogna ho trovato i miei luoghi del cuore. Tarragona, Girona, Besalu, Cadaques e Figueres, la città di Dalì, dove siamo arrivati la prima sera da Roma, distrutti da un viaggio che ha previsto un piccolo allungamento a Parma prima di deviare verso la Francia. Eh sì, perché il mio compagno non è dotato di alcun senso dell'orientamento ed in macchina sono anni che faccio il secondo pilota. Mie piccole distrazioni ci  sono costate decine e decine di chilometri in più. E' un attimo, ti distrai e lui imbocca l'uscita sbagliata. Una mina vagante. Ora che ha il motorino però, almeno in città, è diventato una scheggia e a volte mi stupisce per come riesce ad orientarsi!
Così in quel Ferragosto, non so come, ci siamo ritrovati a Parma. E la nostra Punto ha iniziato a ribellarsi. Si è fermata prima in un Autogrill francese. Due baldi giovani ci hanno spinto. Io ero lì a braccia conserte che li guardavo mentre si apprestavano a spingere la nostra macchina con le mani appoggiate sul portabagagli. D'un tratto si girano e mi guardano con un'espressione di disappunto che voleva pressappoco dire: "Principessina sul pisello non vieni a spingere anche tu con noi?". Accidenti quanto pesa una macchina, non credevo!!! E poi, arrivati a Figueres, la Punto non ne ha più voluto sapere, si è ammutinata. Ora, sapete quant'è difficile rimettere in moto una macchina, perlomeno io ho sempre fatto cilecca. Non mi viene quella manovra che consiste nel mettere a folle l'auto mentre il malcapitato di turno ti spinge, ingranare ad un certo punto la seconda e mollarla all'improvviso...non mi viene, non c'è nulla da fare! E non mi è venuta neanche a Figueres. Questo ha fatto sì che dopo centinaia e centinaia di chilometri ci ritrovassimo la sera stanchi, sudati, demoralizzati a spingere in due la Punto fin verso l'albergo. Ma la nostra buona stella ci è venuta in soccorso...

lunedì 19 settembre 2011

Tagliatelline cacio e pepe con fiori di zucca e cannella...Felice docet!


Ieri ho cucinato delle tagliatelline di Campofilone. Era lungo tempo che mi guardavano sconsolate da una mensola della mia dispensa in cucina e visto che sabato avevo comprato dei bellissimi fiori di zucca ho voluto dar loro un degno impiego anche se, a dir la verità, il cacio e pepe vuole, richiede, ambisce rigorosamente il tonnarello. In cucina, intendo dire all'interno della mia cucina, da un lato ho una dispensa chiusa da una porta a scomparsa. In fase di ristrutturazione ho chiesto al mio cognatuzzo architetto di ricavarmene una, in questo modo ho tutti i viveri a vista ed evito che vettovaglie sepolte da tempo immemorabile producano quelle simpatiche farfalline che in passato mi costringevano a stanare a mò di segugio l'alimento sospetto. L'idea l'ho rubata a Nigella Lawson. Avete presente quella bella signora inglese dalle fattezze giunoniche, molto, ma molto posh, che su Gambero Rosso Channel cucina dalla sua splendida abitazione in pieno centro londinese? Quella che ogni volta che assaggia una quantità anche infinitesimale di cibo commenta immancabilmente con un "Delicious!" ed emette gemiti orgasmici? Ecco, proprio lei. Prima di iniziare a cucinare Nigella entra ed esce da questa dispensa stupenda da cui attinge a piene mani improponibili salse in barattolo e spezie varie che mischia un po' a casaccio (diciamocelo!!!). Nigella alla fin fine mi fa simpatia ma devo ammettere che più delle sue doti culinarie apprezzo la sua mitica dispensa. La mia è la metà della sua ma a me piace tantissimo!
Torniamo al nostro cacio e pepe. Uno dei migliori cacio e pepe su piazza secondo me è quello di Felice a Testaccio, uno dei ristoranti di cucina romana che preferisco. L'ho conosciuto tardi, appena dopo la ristrutturazione, e confesso di esserci entrata molto prevenuta. Ricordo ancora i racconti di mio fratello la prima volta che c'era andato. Mi parlò di questo Felice che aveva trattato malissimo lui ed i suoi amici, che gli aveva quasi imposto il menu della serata. Era molto divertito, questi personaggi lo mettevano sempre di buon umore e quando li descriveva era solito imitarli con una bravura incredibile. Un piacere ascoltarlo.

sabato 17 settembre 2011

Tiramisu...savoiardo e isomalto, coppia d'assi!


Come promesso nel post precedente eccomi qui per darvi la ricetta del savoiardo di Maurizio Black Santin. Permesso accordato dal disponibilissimo Chef. Ha la bellezza di 5000 contatti su Facebook ma se gli chiedi un'informazione ti risponde in pochissimo tempo. Sfido chiunque a tenere i suoi ritmi. Non scriverò l'ennesima ricetta di tiramisu perché ognuno di voi avrà la sua e lo farà sicuramente benissimo. Io, ad esempio, aggiungo un po' di marsala all'uovo nel caffè e nella crema.
Quella che invece mi preme darvi è la ricetta del savoiardo perché con il savoiardo fatto in casa il tiramisu viene molto, ma molto più buono. Prima di farlo però vorrei spiegarvi cos'è il simil pesce che galleggia sul bicchiere di tiramisu qui sopra. Durante il corso Davvero Cuochi al Gambero Rosso, alla fine di una lezione, quindi intorno alle 23, il sempre mitico e instancabile Chef Davide Mazza ha fatto una breve introduzione sull'isomalto. Prima di allora non ne avevo mai sentito parlare. L'isomalto è un sostituto dello zucchero per chi soffre di diabete e può essere utilizzato in pasticceria a scopo decorativo. E' una polvere bianca simile allo zucchero semolato. Lo chef ad esempio l'ha sparso su una placca in silicone, l'ha ricoperto con un altro tappetino e l'ha infornato per 10 minuti a 200°. Quando l'ha tolto dal forno e si è freddato sembrava una lastra trasparente di vetro soffiato. Bellissima. Ci ha detto che potevamo usarne qualche scheggia per decorare un tiramisu ed io da brava alunna diligente e secchiona ho fatto così. Solo che non avendo a disposizione dei fogli di silpat ho utilizzato la carta da forno, fissando il foglio superiore con dei cucchiai. La teglia ad un certo punto della cottura si è piegata e quando l'ho tirata fuori mi sono scottata con un cucchiaio rovente...la flessione della teglia ha fatto sì che al posto della lastra perfetta che era venuta allo Chef a me venissero fuori alcune decorazioni alquanto spesse e singolari fra cui il pesce di cui sopra...non tutto il male....arte astratta in cucina.
L'isomalto ha svariati impieghi. All'esame di fine corso ad esempio l'abbiamo utilizzato per decorare dei gateau di cioccolato al caffè colante.



Belli vero? Per realizzare la decorazione della seconda foto basta metterne un po' in un padellino, lasciarlo sciogliere sul fuoco, prendere un mestolo, spruzzare la parte convessa con del burro spray e con l'aiuto di un cucchiaio di legno tirare su un piccolo quantitativo di isomalto da far colare sul mestolo dall'alto (da molto in alto) avanti e indietro e da sinistra verso destra, in modo da ottenere tanti fili trasparenti. Aspettate che si freddi per staccare il vostro 'nido' dal mestolo. Spero di essermi spiegata bene. Provateci, è divertente. Oppure, come nella prima foto, potete anche stendere  un foglio di carta da forno o utilizzare un silpat  come base e con un cucchiaio o una paletta 'scriverci' sopra con l'isomalto fuso creando decorazioni varie.  Mantenetelo sempre caldo per lavorarlo. I suoi impieghi in pasticceria sono molteplici, si può anche colorare. Insomma, il mio pesce è un modestissimo tentativo di utilizzo.
Una sera sono uscita a cena con alcuni amici del corso e ho pensato bene di portare ad ognuno di loro un po' di isomalto in alcune bustine trasparenti....della serie 'facciamoci di isomalto'!!! Mi hanno presa in giro per tutta la serata....

giovedì 15 settembre 2011

Riso pilaf fantasia....l'estate sta finendo


Quest'estate ad agosto abbiamo finalmente inaugurato la terrazza. Due anni che viviamo nel nuovo quartiere, altri due anni (quelli precedenti) trascorsi a cercare una casa con terrazza e finora non avevamo organizzato nulla per inaugurarla, se non qualche cenetta in famiglia con mia figlia che zompettava allegramente attorno al tavolo e noi in preda al panico, nonostante la recinzione, ogni volta che si avvicinava al davanzale...ora è cresciuta e zompetta ancora, più di prima, però le piante  sono aumentate e fanno da barriera ai suoi impeti fanciulleschi.


Bella la mia uva, vero? Va beh, diamole tempo. Cenette in famiglia, come vi dicevo, trascorse fra l'altro ad invidiare una coppia di vicini che ha un barbecue a legna pazzesco e prepara ogni sera la brace. Eh ma prima o poi ci rifaremo...non per niente quest'estate ho frequentato un corso al Gambero Rosso che si chiamava "Barbecue in terrazza" sempre con il mitico Davide Mazza Chef.
C'è da dire che il primo anno non fa testo perché abbiamo traslocato proprio in agosto ed io, fra l'altro, ho pensato bene di farmi venire una bella infezione alla cornea che mi ha costretta a restare bendata per una quindicina di giorni...girare bendati fra scatoloni, colli e polvere....cosa c'è di meglio nella vita? E poi a questo si sono aggiunte alterne vicende che hanno reso l'estate decisamente indimenticabile. E l'estate dell'anno scorso vorrei cancellarla dalla mia vita. Come dicono gli inglesi: "Shit happens".
Ma andiamo avanti. Quest'anno ho fatto un piccolo buffet in terrazza ed ho preparato fra le altre cose un'insalata di riso fresca e saporita. Per le insalate di riso utilizzo il riso pilaf come base per la  ricetta. Vi garantisco che le insalate di riso ci guadagnano. Ultimamente ho scoperto il riso Acquerello, che è una varietà di riso carnaroli extra. Mi piace tantissimo e da quando l'ho scoperto ho sostituito quasi del tutto il Vialone nano che utilizzavo anche per i risotti....lo so, è un riso semifino e a scuola mi hanno insegnato che per i risotti ci vuole quello superfino....ma il Vialone nano fa eccezione e vi assicuro che i risotti vengono una meraviglia anche con questo tipo di riso....provare per credere...e poi il Vialone nano, essendo un semifino, può essere utilizzato per tantissime altre preparazioni...della serie, una qualità di riso, mille ricette.
Morale della favola, il micro buffet in terrazza è venuto benissimo, amici entusiasti, complimenti a go go e spirale negativa spezzata. Unica nota stonata il tiramisu. Ho preparato il savoiardo in casa. Maurizio Santin alla sua lezione ci ha insegnato a mantenere morbide le basi per i dolci avvolgendole nella pellicola. In questo modo vanno bagnate di meno e restano soffici. Ecco, ho trascurato questo piccolo particolare ed il caffè era decisamente eccessivo. Bruttissimo vederlo vagare sotto gli strati di crema e savoiardo. Non tutte le ciambelle...







Ed ecco la ricetta dell'insalata di riso fantasia che vedete inquadrata proprio qui sopra. Per le insalate di riso e le paste fredde seguo il mio gusto personale e le dosi non sono precise. A mano a mano che le 'compongo' unisco e sperimento ingredienti nuovi fino ad arrivare alla versione definitiva.

mercoledì 14 settembre 2011

Gamberi rossi e calamari con salsa al curry e arachidi al naturale...quando il tempo è poco!


Oggi avevo poco tempo e mi è venuta in mente questa ricettina "sciué, sciué"...la brevità del post metterà a paro con quello lunghissimo di esordio di ieri. Quando a tordi e quando a grilli!!!
Per questa ricetta ho utilizzato degli splendidi peperoncini verdi del Ladakh (me la 'tiro' un po'!) riportati da uno dei viaggi di mio padre. Sul suo balcone è riuscito a far crescere peperoncini provenienti da ogni parte del mondo. Quelli che ho utilizzato oggi sono fra i miei preferiti. Piccantissimi, mi piace usarli prima che diventino rossi e li surgelo ancora verdi. Per questo piatto ne ho tolto i semi, volevo solo che conferissero il loro aroma e la loro freschezza alla pietanza senza coprirne il sapore.


GAMBERI ROSSI E CALAMARI SALTATI CON SALSA AL CURRY E ARACHIDI

Ingredienti per 3 persone

6 calamari piccoli
500 g di gamberi rossi
1 cipollotto fresco
qualche cucchiaio di bisque di gamberi
scorza di 1 limone grattugiata
1 peperoncino verde fresco
olio evo
curry saporito
arachidi al naturale
sale q.b.

Tagliare il cipollotto a rondelle sottili. Pulire i gamberi e togliere l'intestino. Aprire i calamari già puliti a metà, staccare i tentacoli. Incidere la parte interna del calamaro a rombi, così da farlo arricciare in cottura e tagliarlo a pezzetti di media grandezza. Sciacquarlo insieme ai tentacoli e asciugarlo bene. Saltare velocemente il cipollotto nell'olio, aggiungere i calamari, far cuocere e unire la bisque dopo che avranno rilasciato il loro sughetto. Salare. Quasi a fine cottura unire il peperoncino tagliato a julienne e privato dei semi. Da ultimo aggiungere i gamberi e la scorza grattugiata del limone. Girare e spegnere il fuoco.

SALSA AL CURRY E ARACHIDI
Tritare finemente le arachidi, unire il curry, l'olio, un pizzico di sale ed emulsionare con una frusta o con un minipimer. Servire a parte.

BISQUE DI GAMBERI

Pulire i gamberi e con i carapaci e le teste (private degli occhi) preparare il seguente fondo: soffriggere olio, cipolla e carota. Aggiungere i carapaci e le teste, schiacciarli bene e rosolarli. Aggiungere un po' di cognac e sfumare. Unire un po' di vino bianco, farlo evaporare, spremere bene i gusci, aggiungere pomodori tondi a spicchi, timo fresco, alloro, gambi di prezzemolo. Coprire con acqua e far bollire per 30 minuti. Filtrare dopo aver schiacciato bene i carapaci e le teste.

Nota:
Ho l'abitudine di surgelare la bisque di gamberi nelle bustine trasparenti per i cubetti di ghiaccio. Quando mi serve ne prendo qualche cubetto e lo faccio sciogliere in cottura.
Ora scappo a pulire un quantitativo spropositato di pesce da surgelare...vi auguro una buona notte.


lunedì 12 settembre 2011

Torta di mele di zia Rosa...si comincia da qui!


Non potevo che cominciare da qui...


...dalla sede del Gambero Rosso Channel allegramente ritratta insieme a Francesca Barberini che in quell'occasione presentava il suo libro "Questo l'ho fatto io!", libro in cui è contenuta la ricetta della Torta di mele di mia zia Rosa, cognata di mia nonna paterna, nonna Maddalena, splendida cuoca anche lei (nei lontani anni '20 è stata cuoca dell'Ambasciatore italiano in Egitto...una nonnetta avventurosa, non c'è che dire, che ci  ha lasciato alla veneranda età di 102 anni!!!). Il libro raccoglie le migliori ricette presentate nel corso dei 7 anni dell'omonima trasmissione....beh, mia zia ne sarebbe stata orgogliosissima e fiera. La sua cucina era una poesia. Un tempo gestiva una trattoria in quel di Frontone, delizioso paesino in provincia di Pesaro da cui proveniva anche la mia nonna materna. Se non ci siete mai stati andateci e mangiate la crescia su al Castello. Come anticipato nella pagina About in questo blog rivelerò alcune ricette famigliari, cosa che mi costerà severe reprimende. Ma ormai sono lanciata e quindi in uno dei prossimi post scriverò la ricetta della crescia... La torta di mele era un'invenzione di mia zia Rosa che in cucina creava e sperimentava. E in questo caso si è inventata una sorta di tart tatin! Una piccola grande donna che cucinava con gli angeli.  Quando penso a lei mi vengono in mente quelle ambientazioni tipiche della letteratura sudamericana, cucine magiche popolate da donne in cui si dipanano intere saghe famigliari.
A febbraio di quest'anno Sara Montini, angelo anche lei, ma della redazione di Gambero Rosso Channel, mi contatta per chiedermi se volevo partecipare alla trasmissione. Ero al supermercato che facevo la spesa e il panico si è impossessato di me. Mi sono detta: "Ma chi diavolo me l'ha fatto fare ad inviare quella ricetta!!!". Infatti, pochissimo tempo prima presa non so bene da quale strano impeto di protagonismo avevo partecipato ad un contest sul sito del Gambero Rosso postando la ricetta delle polpette di bollito dell'altra mia nonna, quella materna, nonna Gina. Il contest non l'ho vinto ma sono stata chiamata a partecipare alla trasmissione. La ricetta delle polpette però non convinceva Sara per esigenze televisive. Dopo innumerevoli tentativi siamo approdate alla ricetta della torta di mele. Partecipare alla trasmissione è stato divertente e illuminante per me!!! Uscivo da un periodino niente male e il fatto che stessi ricominciando a cucinare era un ottimo segnale di ripresa per me. Francesca è una fantastica padrona di casa, mi ha messo così tanto a mio agio che alla fine non volevo più andare via! Mi sono beccata anche un bell'8+ da Max Mariola, uno degli chef che partecipa alla trasmissione in veste di critico. Ricordo lo sciame di persone che alla fine della registrazione si sono avventate sulle castagnole che avevo portato in redazione ... altra ricetta familiare che prima o poi posterò. Il giorno dopo ho scritto a Sara inviandole un mio curriculum e la settimana seguente, come promesso, mi sono presentata in redazione con le polpette di bollito. Della serie: "Questa non schioda più!". Sara l'ho rincontrata insieme a Francesca alla presentazione del libro. Era in attesa della sua terza figlia che avrebbe chiamato...Maddalena, come mia nonna di cui porto il secondo nome...incontro magico? Mi piace pensarla così!
Per eseguire la ricetta della torta oggi ho inaugurato il mio rosso fiammante Kitchen Aid, recentissimo regalo di compleanno. Eccolo qui.


Bello vero? Ragazzi fare i dolci con la planetaria è tutta un'altra camminata!!!!!!!! Mentre vi scrivo la torta è in forno e comincio già a sentirne il profumo. Peccato non poter postare anche quello. Ed ecco la ricetta.

TORTA DI MELE DI ZIA ROSA DA FRONTONE

Ingredienti per 8 persone

Per la farcia

800 g di mele renette o granny smith pesate con la buccia
50 g di uvetta
1 limone non trattato
2 cucchiai di zucchero
2 cucchiai di liquore Strega

Per l'impasto

170 g di zucchero
100 g di burro a pomata
120 g di farina
2 uova
1 cucchiaino colmo di lievito
1 pizzico di sale

Per la farcia: ammorbidisco l'uvetta in acqua tiepida, poi sbuccio le mele, le taglio a fettine sottili, le condisco con il liquore, lo zucchero e la scorza di limone grattugiata. Le lascio riposare insieme all'uvetta, girandole di tanto in tanto.
Per l'impasto: lavoro lo zucchero con il burro e un pizzico di sale, con l'aiuto di una frusta. Poi aggiungo le uova, una alla volta, la farina setacciata e da ultimo il lievito setacciato con un po' della farina che ho tenuto da parte, così l'impasto risulterà piuttosto denso e cremoso.
Fodero una teglia con della carta forno che ho bagnato e asciugato, per toglierne l'umidità in eccesso. Dispongo le mele sgocciolate nella teglia. Le livello bene. Ci verso sopra il composto e metto il dolce in forno a 160° per circa 45 minuti.
A cottura ultimata rovescio la torta per portare le mele in superficie e la lascio riposare. Il giorno dopo è più buona.
Nota: per questa torta utilizzavo le mele golden. Poi il mitico Maurizio Black Santin nel libro ha consigliato l'utilizzo di mele renette o granny smith e devo dire che il gusto ne guadagna. E ci credo! L'ha detto Santin!!!
Dopo la trasmissione mi sono iscritta ad un corso fantastico al Gambero Rosso, "Davvero Cuochi", con il bravissimo Chef Davide Mazza. Un'esperienza bellissima. Trasmissione e corso mi stanno spingendo a tentare la strada della ristorazione a domicilio. Ma di tutto questo vi parlerò nei prossimi post....
Un'ultimissima annotazione. Se dovesse capitarvi di vedere la trasmissione su Gambero Rosso Channel (di tanto in tanto la trasmettono) tengo a precisare che non sono affatto grassa come appaio in Tv...accidenti, sembro la mucca Carolina!!!