giovedì 25 luglio 2013

Friseddhre di pasta madre alla 'senese' con farina di Grano Verna e pecorino Trebbione.....sì, avete letto bene, alla senese!


"Dove eri finita?!?!?!?!?". Ho avuto da fare, vogliate scusarmi... "Va bene, abbiamo capito, ma ci lasci così??? E prima era tutto un 'Siena and Stars' di qua, 'Siena and Stars' di là, accorrete, venite, partecipate numerosi, scaricate l'app qui a destra, partecipate al Contest, guardate i nostri menu, e poi ...sparisci così??? Ma almeno a Siena ci sei andata? Vuoi dirle due parole due a noi lettori assidui che ancora ci chiediamo come facciamo a seguirti con cotanta immeritata assiduità, razza di sciagurata che non sei altro?!?!?!?!?". Avete ragione, avete ragione...ma insomma, essendo lettori assidui avrete imparato a conoscermi in questi quasi due anni...c'ho i miei tempi c'ho! Sono lenta, devo assimilare, più l'esperienza è forte più ho bisogno di giorni per metabolizzarla, metterla a fuoco, fissarla, rielaborarla, trarne insegnamento. E poi esordisco con i miei pistoloni...ehehehehe...oggi è giornata di pistolone!
Innanzitutto fatemi dire che il Contest dell'estate si è concluso and the winner is...cliccate qui per saperlo, sul blog di Patty Pat. Complimenti alla vincitrice e anche alle due ricette che hanno ottenuto una menzione speciale. Complimenti anche a tutti i partecipanti che hanno aderito con grande entusiasmo. Poi come sapete la rassegna Siena and Stars prosegue, è in pieno svolgimento, ieri sera è stato di scena il jazz con altre valenti colleghe e domani sera sarà il turno di Ludovico Einaudi con altri splendidi menu abbinati...non state lì, forza, comprate i biglietti per il concerto di Einaudi, prendete il primo biglietto per Siena, godetevi la vostra serata, potete fare tutto comodamente online e....ASPETTATE però!!!! Prima che partiate voglio parlarvi di due splendide realtà senesi che dovete assolutamente conoscere prima di andare. Se no poi mi dite: "E perché non ce le avevi segnalate?!?!??!".
Premesso che si tratta di due realtà visibilissime e fiorenti, che è praticamente impossibile non notare anche senza i resoconti strampalati della sottoscritta, ritengo tuttavia che sia bello ascoltare (leggere, va bene, leggere) cosa ho da raccontarvi oggi.
Il mio reportage su Siena and Stars sarà un percorso a ritroso, partendo dal terzo giorno fino ad arrivare al mio arrivo. Un resoconto del gambero! E oggi parlerò del terzo giorno. Immaginate quindi che io abbia già cucinato tutto il giorno accanto allo Chef Gianni Della Coletta presso il Ristorante San Desiderio, che abbia già scattato la foto di rito con le mie amiche e Miguel Angel Zotto, che abbia visto già la sede dell'orchestra in cui suona Patty, conosciuto il presidente, girato per Siena con le amiche di quella sera, bussato alla porta della cara Alessandra lamentando di essere rimasta fuori dalla mia stanza, incontrato un mirabile Chef, Ettore Silvestri, patron dell'Antica Trattoria Botteganova, ed essere stata sua orgogliosa ospite, e saltiamo alla terza mattina...Sveglia comoda, ho un 'età, il giorno prima è stato stancante. Alessandra ed io facciamo colazione ed è qui che commettiamo il primo, madornale, errore di valutazione. Perché è vero che Patty ci aveva detto che avremmo partecipato a delle degustazioni, che ci avrebbe fatto visitare due templi dell'enogastronomia, ma sapete com'è....la colazione dicono sia il pasto più importante della giornata e guai a saltarla, dovessi perdere quei due etti. Tutt'altra oculatezza ha mostrato la cara e dolce Greta, che si è presentata all'appuntamento digiuna. Di Roberta non so dire...Robi, avevi mangiato tu??? Ma non divaghiamo, e chiedo scusa ai professionisti che magari stanno leggendo e di cui avrò il piacere di parlare in questo post, che sono certa si staranno chiedendo: "Ma questa c'è o ci fa?!?". Ci sono ahimè, ma in genere mi vado riprendendo. E' il mio stile, insieme ai titoli lunghissimi delle mie ricette e dei post. 
Allora si diceva. Ci incontriamo tutte insieme, è con noi la dolcissima Luisella Bartali della Confcommercio di Siena e ci dirigiamo verso la prima tappa, destinazione: un paradiso terrestre, il girone dei golosi. "Paradiso o girone dell'inferno??? Ti spieghi per favore???". E va bene, chiamiamolo il Paradiso dei golosi. Un indirizzo, un nome: Gastronomia Morbidi, dove la cortese e sorridente Patrizia Morbidi ci stava aspettando per quella che a me piace chiamare una 'merenda didattica'. Questo lo scenario che ci ha accolte...


Una realtà esistente dal 1925, data in cui Armando Morbidi apre a Siena una rivendita di formaggi. Il tempo è passato da allora e la Gastronomia Morbidi è cresciuta, si è sviluppata, ora produce con il marchio Salcis, salumificio nato nel 1940, salumi e pecorini di qualità. Per la ricetta di oggi ho impiegato uno dei loro mirabili pecorini, il Monna Lisa 'Trebbione' a latte crudo, una poesia, di cui Patrizia ci ha fatto gentile omaggio. 
Ho chiesto di visitare le cucine, sapete che è una mia fissazione. Il gentilissimo cuoco ci ha accompagnate. Al piano superiore si aprono locali spaziosi, pulitissimi, candidi, dotati di attrezzature all'avanguardia, per soddisfare anche buffet dai grandi numeri. Quello che mi ha colpita è sentire che da tantissimi anni utilizzano il forno a vapore per le loro creazioni. Incuriositi dall'articolo, visto ad una fiera, ne hanno comprati due parecchi anni fa, quando ancora si associava il metodo di cottura a vapore con una cucina insapore e incolore. Loro hanno studiato, sperimentato, giocato con le erbe aromatiche e sono arrivati a proporre piatti sopraffini, dai colori vivi e dalle proprietà nutrizionali integre. Questa è la nuova avanguardia della cottura a vapore e sapete quanto ne sia convinta...vi ricordate il post sul Guru, alias Chef Davide Mazza, e il suo libro Tradizione e Vapore? Sapete quanto quel libro mi abbia entusiasmata e convinta. Quanto rimpianga di non avere ancora un forno trivalente per provare quelle mirabili ricette.
E poi, devo parlarvi di una perla rara...messaggi e messaggi abbiamo condiviso fra noi amiche presenti alla degustazione per capire la composizione di una chicca sopraffina assaggiata durante la merenda didattica, che ho riportato a casa curandola come se fosse una creatura, temendo che la gelatina potesse sciogliersi nonostante il ghiaccio che la custodiva (e di cui, causa bagaglio 'overweight' ho dovuto sbarazzarmi), una gelatina limpida come un ruscello di fonte, che è rimasta intonsa. Cosa ci sarà nel paté di prosciutto di cinta al tartufo della Gastronomia Morbidi, oltre alla cinta, al tartufo e alla gelatina che lo cinge in un abbraccio delicato? Non è dato sapere, abbiamo ipotizzato, azzardato soluzioni, assaporato, degustato, qualcuna di noi si è messa a studiare di buona mattina, ma credetemi se vi dico che quel paté è qualcosa di celestiale. L'ho mangiato per giorni e ne vorrei ancora. E mi sono entusiasmata nel vedere che la Gastronomia Morbidi ripropone nel menu piatti della tradizione che il tempo e preparazioni senza cura hanno reso invise al nostro palato. L'insalata russa e il vitello tonnato. Due piatti che non troviamo quasi mai realizzati a regola d'arte e che a torto vengono bollari come datati. Beh, provate a prepararli con rispetto e cura, come tradizione impone, cuocete la carne in modo tale che mantenga la morbidezza, gli umori, il profumo, non l'affogate con salse inquietanti, scottate appena le verdure per l'insalata russa, verdure croccanti, fresche, colte da poco, di ottima qualità, maionese fatta in casa....e poi ditemi se sono piatti da lasciare nel dimenticatoio. Provare per credere. Non assaggiavo l'insalata russa da anni, vittima anch'io di insulsi preconcetti, e in quella degustazione mi sono piacevolmente ricreduta e mi piacerebbe tanto riprodurre la ricetta di questa splendida realtà senese, interpretata a regola d'arte. Il vitello tonnato invece lo preparo spesso, come da tradizione, e ogni volta i miei commensali strabuzzano gli occhi...ma è vitello tonnato? Mi sento chiedere. Sì, rispondo io. Per questo sono stata felice di vedere che la Gastronomia Morbidi lo propone, vi ho letto una sorta di affinità elettiva. Belle le parole di Patrizia, alla quale ho chiesto di darmi un consiglio su come si apre e si porta avanti con successo un'attività così prestigiosa. Mi ha risposto che non bisogna mai mollare, stringere i denti, farsi forza e andare avanti. Non lo dimenticherò, così come non dimenticherò il suo sorriso aperto e la cortesia dell'intero staff.

La deliziosa merenda didattica aveva già magnificamente saziato i nostri stomaci allenati da 'signorine dabbene', quando ci vediamo sospinte verso un altro tempio del gusto, un'altra realtà meravigliosa di questo nostro paese, che tanto ha bisogno di iniziative positive, dinamiche, intelligenti. Il Consorzio Agrario di Siena, nato nel 1901 e il fantastico negozio annesso, che da pochi giorni ha inaugurato la vendita on line, ci hanno accolte nella persona di tre cortesissimi, entusiasti e motivati professionisti, che mi preme citare: Alessandro Pannacci, Roberto Neri e Alessio Pianigiani.


Il Consorzio, oltre a svolgere un ruolo primario di sostegno all'imprenditoria agricola, commercializza il prodotto dei suoi associati e svolge un'attenta e certosina opera di riscoperta dei sapori perduti e delle produzioni di nicchia locali. Interessante la produzione della pasta a filiera corta, con grani regionali e pastifici dislocati sul territorio. Pasta che parla il puro dialetto toscano, dalla radice alla confezione. Stesso discorso per l'olio, ottenuto nel frantoio del Consorzio con olive prodotte da aziende agricole associate. E uno di questi oli ho utilizzato per la ricetta di oggi.
Ai nostri gentili ospiti si è poi unito il bravissimo Chef Massimiliamo Cappelli, alla cui meravigliosa cucina credo di dover attribuire il secondo chilo messo su in quella fantastica mattinata di degustazioni. Pici all'aglione, panzanella con pane Verna, tartare di Chianina, salumi di cinta, formaggi di rara bontà e un'incredibile novità per me...il buristo. L'avete mai mangiato? Ma come ho fatto a vivere senza?!?!?!? Un insaccato che richiama lontanamente quella che a Roma chiamiamo coppa e che altrove è conosciuto come soppressata. Io l'ho trovato ancora più morbido della coppa, più grasso (cosa che per me rappresenta un punto a favore...sappiate che quando faccio la spesa e mi capita la solita signora che mentre acquista la carne o il prosciutto se ne esce con il solito: "Magro, mi raccomando", io la guardo con disappunto..sono un po' intollerante, lo ammetto!). Dicevamo che il buristo è più grasso della coppa e poi contiene il sangue filtrato del maiale. Non storcete la bocca che vi vedo. E' di una delicatezza estrema, di una bontà sopraffina. E ogni singolo elemento di questo mosaico ci è stato descritto con orgoglio e passione, con l'amore di chi vuol fare le cose per bene e ci crede, davvero.


E dopo la scoperta del buristo, un'altra chicca ha attirato la nostra attenzione. Sapete che da qualche mese sperimento con la pasta madre e ho iniziato a interessarmi di farine, come spiego qui. Sapete anche che ho abbandonato la farina 00 e che probabilmente abbandonerò anche la farina 0, a vantaggio di farine macinate a pietra, prodotte con grani antichi. Utilizzo solo una farina 0 acquistata in un mulino abruzzese. E' una farina fresca, con un bel colore, che si tarla con facilità e che utilizzo per rinfrescare la mia pasta madre. Il proprietario del mulino tornerà forse a macinare a pietra e questa notizia mi ha procurato un moto di gioia enorme. Il mondo delle farine mi affascina e cosa ho scoperto presso il Consorzio? Un grano antico, il grano Verna ed una fantastica farina tipo 2 con la quale ho preparato le friseddhre di oggi. I grani antichi, abbandonati per la produzione su larga scala a favore di coltivazioni facili e intensive. Mi chiedo io se non poteva trovarsi un compromesso intelligente, senza trasformare la nostra dieta in modo così pericoloso e poco naturale. La celiachia è una malattia autoimmune che nulla ha a che vedere con l'intolleranza al glutine, ma come mai ultimamente sempre più persone lamentano questo tipo di intolleranza? Come mai il nostro organismo non tollera più prodotti a base di farina? Il grano è diventato nocivo per l'uomo. Siamo al paradosso. Quanto glutine contengono le farine di oggi? E poi come vengono stoccati questi grani? Che fertilizzanti vengono utilizzati nelle coltivazioni intensive? E quali modifiche sono state apportate a questo cereale per renderlo più facilmente lavorabile? Quanto è stato stressato il chicco per aumentarne la percentuale di proteine? I grani antichi presentavano un contenuto di glutine di gran lunga inferiore rispetto al grano odierno. Quanto siamo lontani dal concetto di biodiversità, come ci siamo distaccati da ciò che è naturale, fatto apposta per l'uomo. Leggevo che il frumento, un tempo ricco di amido, sostanza facilmente digeribile, sta diventando una piante affine alle leguminose, perché lo si è spinto a produrre più proteine. Immaginiamo quale squilibrio provochi all'interno della dieta quotidiana un grano così modificato. Perdonate questa breve e neppure esaustiva parentesi, ma il tema mi sta molto a cuore e potete immaginare quando abbia gioito nel sentir parlare quella mattina del grano Verna e nel vedere con quanto entusiasmo ci veniva mostrato il pane preparato con quel grano e si descrivevano le proprietà di questo prezioso cereale. Un grano di montagna, che doveva resistere in altitudine, nato dall'unione di due varietà di grano dell'Ente Toscano Sementi, il Mont Calme e l'Est Mottin 72. Il grano Verna è stato recentemente recuperato grazie all'attività di studio dell'Ente Toscano Sementi, fra i cui soci fondatori troviamo il Consorzio. Con questo grano il Consorzio produce anche un'ottima birra, che ha sorpreso piacevolmente il mio palato. Il pane prodotto con grano Verna, ottenuto da una lenta lievitazione naturale, si mantiene per giorni, altro elemento non trascurabile visto che siamo ormai abituati a pani 'usa e getta' e alcuni studi hanno dimostrato che questo grano potrebbe essere utilizzato anche da chi è intollerante, proprio per la bassa percentuale di glutine in esso contenuta. Proprio per quanto si diceva prima.  
La farina di grano Verna, dono quanto mai gradito, l'ho utilizzata per la ricetta di oggi. L'impasto è stato facilissimo da gestire e il profumo delizioso che si è diffuso per casa durante la cottura delle friseddhre non posso descrivervelo. Proverò anche il pane con la farina rimasta, sperando di avvicinarmi almeno un po' all'originale assaggiato a Siena.
Potrei continuare a parlare per ore di questa esperienza, ma penso che sia giunta l'ora di lasciarvi con la ricetta, non prima di aver ringraziato tutti i nostri meravigliosi ospiti di quella mattinata. Ho lasciato un po' del mio cuore lì e sono certa che tornerò.

FRISEDDHRE DI PASTA MADRE ALLA 'SENESE' CON FARINA DI GRANO VERNA E PECORINO TREBBIONE

Premessa: ogni volta che devo cimentarmi in una preparazione tradizionale a base di pasta madre chiedo sostegno ai miei colleghi che ne sanno più di me. Anche in questo caso il caro Nuccio Gatto de il Blog di Max mi ha donato una perla del suo sapere. Lo ringrazio come sempre. Non sapevo, e ammetto la mia ignoranza, che le friseddhre vanno tagliate con il filo, per aumentarne la capacità di assorbimento dell'acqua e del condimento. Se le si tagliano con il coltello o anche con un filo metallico, la superficie resta liscia, meno adatta ad essere imbibita. Il taglio con il filo richiede un po' di maestria. Si può fare cingendo la frisella e stringendo i due estremi del filo (ma in questo caso bisogna essere in due), oppure utilizzare il taglio a compasso. Ho optato per questa seconda soluzione, dopo aver perso la pazienza con il primo metodo e dopo che Nuccio mi ha spiegato che per il primo metodo bisogna farsi aiutare. Il taglio a compasso consiste nel tenere la frisella e il filo con una mano, mentre si tira il filo con l'altra e lo si utilizza per tagliare la friseddhra a metà. Confesso che devo impratichirmi nel metodo, le 'stritolo' troppo per tagliarle. In questa foto potete notare la differenza fra i due tagli. Ho utilizzato dello spago da cucina per tagliare una frisella e un filo metallico zigrinato per torte per tagliare l'altra. La differenza è notevole.

Prima di essere biscottate in forno...


E dopo....



I pistacchi utilizzati nella ricetta sono arrivati sani e salvi da Istanbul, riportati dai miei che come sapete sono dei giramondo e hanno rischiato per pochi minuti soltanto, mentre erano in cerca di spezie e lokum, di ritrovarsi coinvolti nei recenti disordini...capirete che sono pistacchi speciali, parlano di coraggio e di libertà. Trovo che si inseriscano bene nel contesto di oggi.

Ingredienti:

Per le friseddhre
500 g di farina tipo 2 di grano Verna
100 g di pasta madre rinfrescata
280 g di acqua
5 cucchiai di olio evo (io ho utilizzato olio evo toscano Vagnoni)
10 g di sale fino

Per il condimento
2 peperoni rossi
2 cipolline fresche
3 pomodori ramati
2 manciate di capperi sotto sale, senza abbondare
2 filetti di alici sott'olio
2 generose manciate di pistacchi freschi 
pecorino Monna Lisa 'Trebbione' 
olio evo toscano Vagnoni
sale 

Rinfrescare la pasta madre la sera prima e la mattina seguente. Lasciarla per un paio d'ore a temperatura ambiente, all'interno della planetaria, praticando un taglio a croce e coprendola con della pellicola a contatto. Procedere poi all'impasto lasciando sciogliere molto bene la pasta madre con l'acqua appena tiepida (ricordate di farla bollire se molto calcarea). Aggiungere poi la farina a poco a poco, l'olio e quando la pasta madre avrà assorbito già un quantitativo elevato di farina, unire il sale. Lavorare molto bene nella planetaria per una decina di minuti almeno. L'impasto si incorderà perfettamente. Trasferire l'impasto sul piano di lavoro, lavorarlo ancora un po', metterlo in un contenitore ricoperto con pellicola e metterlo in frigo per 24 ore. A lievitazione avvenuta, riprendere l'impasto dal frigo, lavorarlo con delicatezza e tagliarlo in tante palline da circa 120 g l'una. Stenderlo in cilindri spessi due-tre centimetri che chiuderete a ciambella. Disporre le friselle su una leccarda ricoperta con carta da forno e far lievitare coperte per un paio d'ore. Cuocere per 10 minuti in forno statico a 200 °C per dieci minuti. Togliere la teglia dal forno, far riposare le friselle per una quindicina di minuti e tagliarle a metà. Rinfornarle in forno statico riscaldato a 170 °C per 30 minuti e poi a 140 °C per altri 30 minuti.

Lavare i peperoni. Mettere i capperi sotto sale a bagno nell'acqua. Lavare i pomodori, praticare un taglio a croce sulla base e sbollentarli brevemente in acqua bollente. Scolarli, passarli in acqua fredda e spellarli. Pelare i peperoni con un pelaverdure dopo averli tagliati a falde e privati dei semi. Raschiare l'interno delle falde. Tagliare sottilmente le cipolline fresche. Dividere i pomodori in quattro, privarli dei semi e tagliarli a concassè. In una padella capiente, scaldare l'olio evo, imbiondire a fuoco lento la cipolla, unire poi i capperi dissalati e scolati e i filetti di acciughe. Girare, far sciogliere i filetti e unire i peperoni. Portare a cottura, aggiustare di sale, se necessario. Tagliare grossolanamente i pistacchi. Unire la concassè di pomodoro ai peperoni, girare e spegnere. Aggiungere i pistacchi. Far intiepidire. Grattugiare il pecorino con la grattugia a fori larghi. Bagnare leggermente le friselle con acqua. Condirle con i peperoni e spolverizzare con il pecorino grattugiato.



27 commenti:

  1. che post! mi sono ritrovata a sedere ad assaggiare tutto quel ben di Dio! io ho adorato la mortadella di cinta senese..... me la ricordo ancora che mi si scioglie in bocca con quel pane..... che spettacolo!
    le friselle sono uno spettacolo, bella che sei!
    Sandra

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    1. Grazie Sandra, grazie di cuore. Ah la mortadella di cinta senese...l'ho fotografata, ma la foto mi è venuta mossa, accidenti! Che esperienza pazzesca! Peccato non averla vissuta insieme, ma la partecipazione di tutte ad ogni serata si è sentita anche a distanza.
      Ti abbraccio, bella che sei tu!
      Sabina

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  2. Sei una forza della natura. Ci hai messo un po' ma è impossibile sintetizzare tutto in poche parole, concordo con te, l'esperienza è stata incredibile. Ma lo è ogni volta che la ripeto i questi giorni, immaginati un po'.
    Che dire delle friselle....ormai sei diventata una maga con la panificazione e ti ammiro moltissimo. Mi sembra un procedimento lungo ed elaborato però il risultato è favoloso. E che foto.
    Sabi, grazie con tutto il cuore perché il tuo entusiasmo è vero e profondo e questo è il regalo più grande per chi si trova dietro le quinte e spera che tutto fili liscio. Ti abbraccio fortissimo mia cara.
    Pat

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    1. Se io sono una forza della natura Patty, tu cosa sei? Sei stata dietro le quinte da splendida regista, che guida, supervisiona, controlla e tira le fila, sempre discreta, attenta, empatica. Non avresti potuto fare lavoro migliore. Grazie ancora Patty, grazie di cuore, per averci coinvolte in questa magia. Perché di magia trattasi.
      Ti abbraccio forte forte cavalla pazza....se non avessi avuto un sano pizzico di follia tutto questo non sarebbe stato possibile, credimi.
      Sabina

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  3. Sabi. Perfetto, non una parola di più ne una di meno poteva descrivere l'ultima giornata. Ma come hai fatto a ricordarti tutto? Io impegnata a testa bassa a mangiare e a vivere di emozioni che il cibo mi regalava.
    Ti confesso di aver fatto un colazione 'leggera' ma quando alle 11 saltavano pici e aglione nella padella, mi sono pentita anche di quel poco che avevo mangiato la mattina.
    Il patè di prosciutto rimane ancora nei miei sogni come nei miei sogni resta la pappa al pomodo del Consorzio (io non ne ho vista neppure l'ombra ma evidentemente ero impegnata dal buristo).
    E per concludere: con calma avremo finito tutto se ci lasciavano lì.
    Un abbraccione

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    1. Ahahahahahahahaha....e certo Robi che non ne hai vista neppure l'ombra, perché la pappa al pomodoro me la sono sognata io!!! Lo vedi come sono?!?!?!?!!? Mi si accavallano immagini e ricordi. La pappa al pomodoro mi è passata sotto il naso infinite volte il giorno prima al ristorante San Desiderio e ho unito il tutto. Non ci resta che sognarla insieme, sperando in un ritorno in quel di Siena.
      Un abbraccione a te
      Sabina

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  4. Sabiiii!!! Ecco io già non sto più nella pelle, ora figuriamoci come mi sento dopo aver letto il tuo post! Fantastico, tutto fantastico e tu l'hai raccontato meravigliosamente!
    Sul discorso farine, mi trovi completamente d'accordo: anche io non uso da tempo la 00 e mi concedo talvolta la 0, ma prediligo la tipo 1 e 2, macinate a pietra...il risultato è impareggiabile!
    Stupende le friselle: non ho mai provato a farle in casa...chissà che bontà con quella farina!
    Ti mando un forte abbraccio e attendo il resto del racconto a gambero :D

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    1. Grazie Elisa. La proverai quella farina e vedrai che risultati. Ti faccio un grandissimo in bocca al lupo per stasera. Andrà benissimo. Ti abbraccio forte
      Sabina

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  5. Leggendo il tuo post mi ci vedo dentro a quel bellissimo evento, dev'essere stato davvero una bellissima esperienza. Poi guardando le tue friselle mi è presa voglia di compassare anch'io...sei grande, perchè sei calma e ci metti davvero tanto amore in quel che fai, riuscendo alla grande. Grazie per la citazione, ma ormai sai che a me piace condividere, perchè sono del parere che nella vita non si finisce mai di imparare e questo lo prendiamo dagli altri facendolo nostro. Ogni spunto ci arricchisce soprattutto sulle cose che amiamo...Un grossissimo abbraccio sincero. Nuccio. Ciao.

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    1. Grazie Nuccio, grazie di cuore, sei troppo buono!!!! E' vero ci metto amore e passione. Sul fatto che sono calma ...non so se lo sono....dovevi vedermi alle prese con il primo taglio, quando non sapevo che bisognava essere in due....uh se ho perso la pazienza!!!! Ahahahahahaha!!!! Grazie ancora per la tua generosità e per la tua voglia di condividere.
      Un abbraccio sincero a te.
      Sabina

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  6. bellissimo il post! Ti ha preso molto tempo ma valeva la pena: quello che non ti ho mai detto è che sono felice che questa tua "attività?" ti permette di relazionarti con persone straordinarie.
    Baci Marcella

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    1. Mamma cara, hai detto giusto. La cosa che più mi colpisce da quando ho il blog sono le persone straordinarie che mi ha fatto incontrare e le bellissime esperienze che mi ha reso possibile vivere. E so che ce ne saranno ancora. Che sei felice per me lo so, anche se non me lo dici :))
      Baci a te
      Sabina

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